EVARISTO GALOIS

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Evaristo Galois

 

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La breve stagione di Evaristo Galois

 

La breve vita dì Evariste Galois si svolge in uno dei periodi più densi della storia francese: gli ultimi anni di Napoleone, la restaurazione borbonica, la definitiva riconquista del potere da parte della borghesia con la Rivoluzione del 1830. l’apparizione sulla scena del proletariato. Su questo sfondo, che costituisce uno degli aspetti più inediti del programma, si muove Galois: con la sua partecipazione agli avvenimenti politici e sociali dell’epoca e insieme con la sua attività scientifica, che incontra l’incomprensione e la diffidenza della scienza ufficiale e accademica. La sua è una partecipazione coraggiosa e appassionata alla lotta per una società diversa e per una nuova scienza.

E Galois paga di persona in ambedue i campi: un sistema scolastico autoritario e intollerante che tende a frustrare le sue capacità; I suoi tentativi di entrare al Politecnico, la migliore scuola francese dell’epoca, restano infruttuosi; durante i funerali del padre suicida, viene coinvolto in incidenti; i suoi scritti scientifici, presentati agli accademici, sono respinti, perduti, cestinati; la sua adesione alle idee repubblicane e giacobine gli costa due processi, il secondo dei quali si conclude con una condanna a sei mesi di carcere. Appena uscito di prigione, vive un brevissimo amore, intenso ed esclusivo, che si conclude con una rottura. Subito dopo, il duello e la morte. Qualche giorno dopo, una nuova insurrezione (narrata da Vietor Hugo nei « Miserabili ») scuote Parigi.

Rue S. Jacques. A due passi dalla Sorbonne e dal Collège de France, sorge, nel cuore di Parigi, la mole nera e tetra del Louis-le-Grand. L’andito è scuro, disadorno; la rigida tradizione educativa francese concede poco alle apparenze e al decoro e il Louis-le-Grand, quello che fu il più importante e vetusto collegio reale, il <<serbatoio>>della classe colta, destinato durante la Restaurazione a formare sudditi leali ai Borboni e benpensanti difensori della Chiesa, ricorda visibilmente la sua natura di scuola-prigione. Ironia della sorte per il Louis-le-Grand passarono prima l’<<incorruttibile>> Robespierre, colui che aveva offerto alla ghigliottina la testa di Luigi Capeto, e poi Victor Hugo, lo strenuo oppositore della tirannia di <<Napoleone il Piccolo>>, come egli stesso chiamava Napoleone III. «Certo. Questa scuola ha grandi tradizioni», mi disse alcuni anni fa un pallido e occhialuto tutore del Louis-leGrand. E, poi, quasi per rimettere in linea i conti, aggiunse con un leggero sorriso sulla bocca: <<Qui studiò anche Monsieur Pompidou>>.

Genio matematico misconosciuto, morto a vent’anni in un duello, fu tra i pionieri della “teoria dei gruppi”. La sua convinta adesione ad una Francia repubblicana gli procurò diversi processi ed il carcere.

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Spinto dalla curiosità per una storia magnifica, struggente e densa di riferimenti con la Francia della prima metà del XIX secolo, quel giorno andai al Louis-le-Grand per visitare l’ambiente, dove, negli anni che precedono il 1830, si costruì puntigliosamente e ferocemente l’infelicità, la persecuzione e l’oblio di un ragazzo, un misconosciuto genio matematico, morto a vent’anni, con una palla nel ventre, per mano di un rozzo e oscuro assassino. La visita fu un po’ scialba e deludente: passando tra gli stanzoni, i corridoi e gli umidi cortili del Louis-le-Grand pensai che la cattiva sorte che ha accompagnato in vita Evariste Gabois duri in parte ancora oggi e che la patria di Cartesio, pur così sensibile alle sue glorie nazionali, abbia di buon grado lasciato depositare un sottile strato di polvere su di una figura che stenta a riconoscere come <<un figlio prediletto della Francia>>. La cattiva sorte di Evariste, il trionfo della mediocrità sub genio , è quasi proverbiale nella storia della scienza. Inoltre, gli incerti tratti biografici, i brevi segmenti collegabili in diverse linee di vita, lasciatici dalla saggistica di fine secolo, parlano di lui come di un perfetto eroe romantico, degno in tutto di apparire in un grande affresco narrativo alla Balzac. Ma, chi era in effetti Galois? E quale interesse può avere tornare oggi a parlare del posto che occupa il giovane Evariste in quel lontano firmamento della matematica pura francese, i cui astri di maggior grandezza rispondevano allora ai consacrati nomi di Lagrange, Laplace e Cauchy? Rispondere a questa seconda domanda è cosa tecnica, da lasciare agli specialisti. Qui, tuttavia, basterà accennare alla bruciante genialità di Galois e ricordare che in una sola notte, quella che precede la sua morte, il ragazzo portò a risoluzione un problema che aveva tormentato lungamente i matematici del tempo: conoscere in quali condizioni una equazione può essere risolta. In questo febbrile lavoro, Galois fu uno dei grandi pionieri di una nuova teoria astratta, la teoria dei gruppi, che è oggi considerata di un’importanza fondamentale in tutta la matematica. Al Galois politico e al Galois civile andrebbero rivolte, invece, maggiori pertinenti attenzioni. La preoccupazione più evidente degli ambienti accademici francesi che, dopo la morte di Galois, sono andati scoprendo il suo lavoro scientifico, sembra essere stata, infatti, quella di far rientrare nei ranghi una genialità disordinata e sfuggita al controllo sociale, operando al contempo l’appiattimento di una figura che, sia pure in un giuoco intrecciato di ombre e di luci, si colloca con un certo rilievo nella Francia tumultuose di Luigi Filippo.

L’ultimo  Borbone

L’unica revisione critica, a quanto ci risulta, che si sia opposta ad una simile <<spoliticizzazione>> di Galois è stata una splendida biografia scritta, dopo la caduta della Francia nella seconda guerra mondiale, da un matematico polacco, fedele collaboratore di Einstein, Leopold Infeld. Sulla traccia ideale del lavoro di Infeld il regista Ansano Giannarelli ha girato, alcuni anni fa, con la collaborazione del matematico Lucio Lombardo Radice e dello scrittore Edoardo Sanguinetti, un film <<politico>> Non ho tempo, ora riproposto in due puntate dalla TV. E’, dunque, a questi due contributi che conviene rifarsi per delineare la breve e intensa vita di Evariste Galois. Siamo al Louis-le-Grand, nell’anno 1823, sotto il regno di Luigi XVIII: L’impatto con le arcaiche strutture educative e la bigotta atmosfera sociale costituisce, fin dall’inizio, uno shock troppo violento ed estraniante per il povero Evariste. Il ragazzo subisce la scuola ed i noiosi corsi di retorica senza parteciparvi attivamente. La morte di Luigi XVIII e l’incoronazione di Carlo X, ultimo re legittimo della dinastia dei Borboni sul trono di Francia, inaspriscono la situazione politica. Sono gli anni in cui la borghesia francese, sconfitta; comincia a risollevare la testa ed accenna, sia pure timidamente, ad organizzare le prime forme di opposizione. «Vive la charte», «Abbasso i preti neri» sono gli slogan del tempo e la fazione liberale lancia anatemi centro gli <<ultrà>>e contro il re, accusato di essere governato come una marionetta nelle mani dei gesuiti. Nel 1827 si apre uno spiraglio nella vita scolastica di Evariste: si iscrive ad un corso libero di matematica e scopre gli <<Eléments de géometrie>> di Adrien Legendre. Sembra la salvezza. L’anno successivo, Evariste riesce a formulare uno dei più grandi problemi dell’algebra, ignorando del tutto che i formidabili, rivoluzionari metodi con i quali lo risolve, influiranno per un secolo intero sullo sviluppo della matematica. A quel tempo, ha appena diciassette anni. Nel 1828 finito l’anno scolastico, Galois ha già pronto un programma allettante: andrà al Politecnico, l’orgoglio della Francia, la scuola nata dalla Rivoluzione e che educa i futuri leader del popolo; lì ascolterà le lezioni di Cauchy e farà la conoscenza di Ampère e di Francois Arago, i due scienziati più ammirati da tutti gli studenti. All’esame di ammissione viene bocciato. Nel 1829, Carlo X liquida il suo Primo ministro, Martignac. colpevole di aver tentato di venire a patti con l’opposizione dei liberali moderati, e nomina al suo posto Polignac, l’incarnazione della controrivoluzione. Di fronte a questa scelta, solo gli <<ultrà-ultrà» ed i membri della Congregazione possono rallegrarsi con il re; ma è ormai evidente che tutta la Francia si aspetta avvenimenti sconvolgenti. Tuttavia, per alcuni mesi non accade nulla, salvo una seconda e definitiva bocciatura di Galois agli esami di ammissione al Politecnico. Questa volta l’esaminatore si meriterà per il suo verdetto un cancellino in pieno viso da parte di Evariste. La seconda fase della vita di Galois, quella che può dirsi <<dell’acerba maturità>> inizia nel febbraio 1830, quando il ragazzo lascia il Louis-le-Grand ed entra nella Scuola Preparatoria, una debole e modesta imitazione della Scuola Normale, fondata ai tempi di Napoleone e chiusa durante la Restaurazione. Evaristo vi trova la stessa disciplina, la stessa sorveglianza ed un’identica insipienza professorale. Nella sua mente, però, gli orizzonti, cominciano a spaziare oltre la matematica, La crisi che la borghesia aborriva e attendeva insieme, scoppia con l’aperta dichiarazione di guerra alla Camera da parte di Carlo X. Sopravviene il famoso indirizzo dei 221 e il re scioglie le Camere. Il 25 luglio i ministri si riuniscono a St. Cloud per firmare le ordinanze che revocano la Costituzione ed il grido <<Vive la charte!>> corre di nuovo nelle piazze. Sono le giornate di luglio.

Le giornate di luglio

Alle «trois glorieuses» Galois cerca di partecipare ad ogni costo; di notte, salta il muro di cinta della scuola, ma viene ricondotto nei dormitori dai bidelli, Quest’assenza dalla lotta lascia nel carattere di Evariste il segno di una frustrazione che lo accompagnerà per il resto della sua vita. Durante le tre giornate di luglio, il popolo combatte ed affronta eroicamente la morte; con il sangue versato, però, e con i suoi morti, crea una nuova scacchiera, sulla quale vecchie pedine ricominciano a giuocare una vecchia partita. Con l’appoggio del generale Lafayette, il banchiere Laffitte ed un gruppo di pressione propongono, per salvare la monarchia, di incoronare il duca d’Orlèans. E’ su di lui, l’inviso Luigi Filippo, il re-cittadino, che Galois comincia ad appuntare il suo furente odio di repubblicano. Nell’estate del 1830, Evariste si unisce alla società degli Amici del Popolo e svolge la sua attività in una cellula di studenti che hanno il compito di provocare incidenti nelle scuole, scrivere pamphlets. organizzare conferenze e mantenere viva con lunghe discussioni la speranza in una nuova rivoluzione. Durante questo periodo conosce i più influenti intellettuali repubblicani dell’epoca, tra cui Raspail; viene espulso dalla Scuola Preparatoria; entra nella terza batteria dell’artiglieria della Guardia nazionale, che è un covo di repubblicani, e partecipa ad una fallita invasione del Louvre; subisce due processi. Dal primo esce assolto, ma ormai inevitabilmente noto alla polizia come « radicale pericoloso» e per aver pubblicamente minacciato durante un banchetto, a cui partecipa anche Dumas, alla vita di Luigi Filippo; il secondo gli costa otto mesi di carcere duro a Sainte-Pélagie, la prigione che uno scrittore francese chiama <<la fogna più disgustosa di Parigi>>. In carcere stende una lunga introduzione a due suoi .scritti sull’analisi pura: un documento amaro, pieno di lagnanze, accusatore, sarcastico, in cui gli esaminatori del Politecnico, i potenti del mondo e delle scienze, vengono attaccati e ridicolizzati (documento che, non a caso, Jules Tannery stralcerà dagli scritti postumi di Galois, affermando che Evariste, al momento di scriverlo, doveva essere ubriaco o febbricitante). A questo punto, <<l’importante prigioniero politico>> è braccato senza tregua dalle spie di Casimir Périer, l’uomo forte della monarchia di luglio e Primo ministro di Luigi Filippo. Esce dal carcere per essere ricoverato in una clinica, Qui conosce un losco figuro, un certo Antoine Farere, che gli presenta una ragazza, di cui Evariste si innamora, e <<l’infame civetta>>, come scrive Galois stesso prima di morire, è agli ordini della polizia e finisce per coinvolgerlo in una cosiddetta questione d’onore. In uno stato di profonda stanchezza, di coscienza dolente e di definitiva, disarmante ingenuità, Evariste cade nel trabocchetto ed accetta di battersi alla pistola con l’uomo, pare, un repubblicano, che lo porterà alla morte. Nella notte che precede il duello scrive il suo testamento scientifico, annotando freneticamente a margine <<Non ho tempo.., non ho tempo>>. Poi in una <<lettera a tutti i repubblicani>>: “Prego i patrioti ed amici di non rimproverarmi se non muoio per la patria... Porto nella tomba una coscienza pura, non macchiata dalla menzogna, nè da sangue patriota”. E’ il 30 magno 1832. Abbandonato gravemente ferito su di un prato alla periferia di Parigi, Evariste viene raccolto da un contadino che lo trasporta all’ospedale Cochin. Le sue ultime parole sono rivolte al fratello: <<Non piangere, Alfred. Ho bisogno di tutto il mio coraggio per morire a vent’anni... Non odiare nessuno. Non è l’individuo, è il sistema. Niente vendetta, Niente vendetta>>.

Ai funerali di Galois partecipano due o tremila repubb!icani. comprese le rappresentanze di molte scuole. Tre giorni dopo, Parigi insorge in armi, vengono erette barricate, e il popolo combatte e muore per la libertà. Ma Evariste non è tra coloro che danno la vita sulla barricata St. Merry e le cui gesta saranno immortalate da Victor Hugo.

 

Il 31 maggio 1832, nell’ospedale Cochin di Parigi, moriva Evariste Galois. Il giorno precedente, era stato ferito mortalmente in un duello i cui motivi restano misteriosi. Nella notte prima del duello, Galois scrisse sedici pagine: è il suo testamento scientifico, che riassume la sua brevissima ma eccezionale attività di matematico, considerato oggi uno dei fondatori dell’algebra astratta. Per la fretta di sistemare i suoi appunti, spesso Galois scrive, a margine di quelle pagine, le parole « Non ho tempo». Prima di morire, disse al fratello: «Ho bisogno di tutto il mio coraggio per morire a vent’anni».

Un fotogramma del film “Non ho tempo”: l’attore Mario Garriba nelle vesti di Evaristo Galois

 

Giancarlo Angeloni

 

 

 

 

 

 

Evariste Galois, ovvero la matematica in una notte

Salvatore Amico

 

La pagina che ci apprestiamo a scrivere è senza dubbio la più dolorosa fra quelle che si leggono nella storia della scienza. Come non imprecare contro una sorte avversa che soffocò e disperse un seme di insuperabile fecondità? Nel campo dell’algebra il concetto di gruppo fu la più importante forza di coesione e rappresentò un fattore essenziale nell’affermarsi di concezioni astratte. A nessun matematico in particolare spetta il merito di avere introdotto l’idea di gruppo, ma la figura che maggiormente si impone in relazione all’elaborazione di tale concetto è quella di colui che gli diede il nome, il giovane Evariste Galois, morto tragicamente quando non aveva ancora ventuno anni. La breve vita di Evaristo Galois è certamente la più strana e tragica che si possa trovare in tutta la storia della scienza. Galois nasce nel 1811 a Bourg-la-Reine, un piccolo villaggio nei dintorni di Parigi: sono gli ultimi anni dell’impero napoleonico. I primi anni della vita di Evariste si svolgono nell’ambito di una famiglia medio-borghese: suo padre è il sindaco di Bourg-la-Reine, sua madre appartiene ad una famiglia di magistrati. E’ la madre che cura l’educazione di Evaristo fin quando viene ammesso nel collegio parigino Louis-le-Grand, dove entra nel 1823.

 


 

Evaristo Galois: un genio incompreso della matematica che visse una brevissima  ma tormentata vita morendo in un tragico duello a vent’anni.

L’atmosfera del collegio è opprimente, l’insegnamento antiquato. Le note sui registri della scuola definiscono Evariste uno studente come tanti altri. Quando andò a scuola per la prima volta all’età di dodici anni, dimostrò scarso interesse per il latino, per il greco, per l’algebra, ma fu affascinato dalla Geometria di Legendre. Più tardi studiò ed imparò l’algebra e l’analisi sui testi di maestri come Lagrange ed Abel. I testi di matematica in uso lo tediavano in quanto non avvertiva in essi l’impronta creatrice delle opere originali. Egli basò la sua educazione scientifica sulle opere classiche di Lagrange e di Abel, senza curarsi dell’opposizione dei suoi professori, i quali lo rimproveravano perché <<egli si occupava sempre di ciò che non si doveva fare>> oppure  pensavano che <<lavorando senza metodo, rovinasse la sua carriera>>. Questo giovanetto, che a quattordici anni riusciva ad impadronirsi dei capolavori di analisi destinati agli studiosi di età matura, aveva la particolare abilità di eseguire quasi del tutto a memoria i più difficili calcoli matematici.

 

 


 

Tale capacità non solo non veniva apprezzata come meritava, ma suscitava irritazione nei professori e negli esaminatori. Essi erano indubbiamente delle brave persone che dovevano però tenere il proprio insegnamento sopra un piano limitato e modesto, che all’acuta intelligenza di Galois non poteva non apparire banale.

Evaristo Galois, genio precoce della matematica. Agli in inizi dell’Ottocento inventà la teoria dei gruppi.

Solo un insegnante ebbe a formulare un giudizio in gran parte giusto , il quale, se fosse stato ben valutato dai suoi genitori, avrebbe forse potuto avviare il giovane Galois per una strada migliore e verso un’esistenza fortunata, che lui purtroppo non ebbe.

Afferma tale giudizio: << la morbosa passione per la matematica domina questo ragazzo. Io credo che i suoi genitori farebbero meglio a fargli studiare soltanto la matematica. Qui perde il suo tempo e non riesce che a tormentare i professori e se stesso. >>

E’ soltanto nel 1827, a 16 anni, dopo una bocciatura, che Galois scopre la sua passione per la matematica, quasi a riempire il vuoto e la noia derivanti dalla ripetizione di materie già conosciute.

 

 

Si mette a leggere i testi originali dei grandi matematici dell’epoca, la geometria di Legendre e i lavori di Lagrange nella soluzione delle equazioni numeriche, sulla teoria delle funzioni analitiche, sul calcolo delle funzioni, e poi le opere di Eulero,di Gauss e di Jacobi. All’età di sedici anni Galois era pienamente consapevole di ciò che i suoi insegnanti non erano riusciti a riconoscere: ossia, di essere un genio matematico. La sua grande ambizione era quella di frequentare l‘Ecole Polytecnique, grande scuola matematica francese fondata da Gaspare Monge. Galois pensò di potersi preparare da sé agli esami di ammissione, ma venne respinto. Questa sconfitta fu considerata come conseguenza di una ingiustizia. Con questo avvenimento e cioè con l’insuccesso in un esame di matematica di un giovane di grande intelligenza matematica comincia la tragedia di Galois. Nel 1828 Galois, saltato l’anno delle <<Mathématiques Elementaires>>, entrò direttamente nella classe delle <<Mathématiques Speciales>> del Louis-le-Grand. In questo corso egli trovò finalmente il maestro che seppe valutarlo, il prof. Richard, il quale gli riconobbe  subito una grande capacità ed in classe commentava le originali soluzioni trovate dal suo allievo eccezionale di cui ebbe ad esprimere in una nota il seguente giudizio:<<questo alunno dimostra una netta superiorità sui suoi compagni e tratta soltanto le parti più difficili della matematica>> .

 

 

Il Richard conservò i lavori di Galois e alla sua morte li lasciò a Charles Hermite (1822-1901).

Dopo la morte dell’ Hermite, Emilio Picard (1856-1941) li passò all’Accademia delle Scienze e così oggi essi si trovano nella biblioteca dell’Accademia stessa. Nel luglio del 1829, il padre di Galois si suicida. E questo fu un colpo durissimo per Galois già provato dalla limitatezza dei tanti professori che aveva incontrato nella sua vita. Qualche giorno dopo la morte del padre, ha luogo il secondo esame di ammissione al Politecnico . Galois ha già iniziato le sue ricerche sulle equazioni algebriche , ponendo le basi per quelle innovazioni metodologiche che costituiscono l’aspetto rivoluzionario della sua opera . La sua avversione contro la ripetizione e lo sviluppo meccanico dei calcoli lo porta ad una estrema concisione nel ragionamento matematico e contemporaneamente a conclusioni di carattere generale. Questo è lo studente che si presenta al professore Dinet per l’esame di ammissione. Il professore Dinet non può sapere chi ha davanti; ma non riesce a capirlo, per pigrizia mentale, per un’abitudine culturale al conformismo ed alle regole costituite, per la mancanza di curiosità umana e scientifica che sono, in genere, i caratteri di tutti i professori Dinet di ieri e di oggi, dei depositari del sapere, degli accademici , dei conservatori della cultura.

 


 

 

Una leggenda si è creata intorno al secondo esame: essa ci mostra il Galois che esasperato dalla discussione con il suo esaminatore che non capiva il suo linguaggio scientifico, sicuramente innovativo ed altamente sintetico, forse anche impertinente e sbeffeggiante, gli tira in testa il cassino della lavagna. Evaristo fu nuovamente bocciato. Le porte del Politecnico non si sarebbero mai aperte per lui. Si aprono invece  quelle della Scuola Normale, destinata alla formazione degli insegnanti. Nonostante l’atmosfera della scuola fosse profondamente conformista, organizzata da regole pedanti che  suscitavano l’avversione di Galois e di altri studenti, Evaristo continuò a lavorare intorno alle <<parti più elevate della matematica>>, e presentò all ‘ Accademia delle scienze una seconda memoria sulle condizioni di risolubilità delle equazioni mediante radicali, sviluppando la teoria dei gruppi di operazioni. Una prima memoria venne inviata nel 1829 al grande matematico Cauchy con la preghiera di presentarla all‘Accademia. Cauchy smarrì lo scritto come aveva fatto per uno dei più importanti lavori di un altro grande e sfortunato matematico, Abel. La stessa fine fece la seconda memoria (1830) che il grande matematico Fourier doveva esaminare. Questi portò a casa lo scritto per una attenta valutazione ma morì poco dopo e la memoria andò smarrita.

 

 

Il riassunto che ne pubblicò il Férussac nel suo Bullettin basta a dimostrare la grande importanza di questo lavoro e desta vivo rammarico per il suo smarrimento. Il 17 giugno 1831 egli presentò all’Accademia delle Scienze una memoria in cui esponeva quella che oggi è chiamata la <<teoria di Galois>> e che riassumeva in parte  quella perduta dal Fourier <<Sur les conditions de risolubilité des équations par radicaux>>. Cauchy non era più a Parigi perché, essendosi rifiutato di prestare giuramento a Luigi Filippo, aveva dovuto abbandonare la sua cattedra. Il manoscritto fu affidato al Poisson e al Lacroix. Il 4 luglio 1831 il Poisson esprime il suo giudizio sull’opera di Galois sostenendo di non avere trovato abbastanza chiari i ragionamenti di Galois  dichiarando inintellegibile l’intero manoscritto di Evaristo. Durante il periodo di permanenza di Galois alla Scuola Normale conosce quello che diverrà il suo migliore amico, Auguste Chevalier, al quale si deve se i manoscritti di Galois sono stati conservati dopo la sua morte. Accanto alla passione per la matematica, Galois sente nascere dentro di sé la passione per l’attività politica, nella quale si impegna con tutte le sue forze, senza dubbi o esitazioni. E paga ben presto di persona: prima con la rottura dei rapporti con la sua famiglia, che non vede di buon occhio la posizione radicale e giacobina di Evaristo; e poi con la scuola, dalla quale viene espulso per avere denunciato pubblicamente l’opportunismo equivoco del suo direttore.

 

Tra gli interessi scientifici e quelli politici di Galois non solo non c’è frattura, ma addirittura si sviluppa una coincidenza sempre maggiore. Galois analizza e critica l’organizzazione della scuola e i suoi metodi autoritari e nozionistici e la struttura del potere scientifico, strettamente collegato con il potere politico;propone nuovi metodi d’insegnamento, passando dall‘enunciazione teorica alla sperimentazione pratica con un corso di lezioni, pubbliche e gratuite, di matematica tenute in una libreria vicino alla Sorbona. Nella primavera del 1832 Evariste si innamora di una ragazza, una certa Stefanie, della quale si conosce ben poco. E’ un breve amore intenso e sconvolgente, in sintonia con il suo carattere, che si conclude tragicamente con il duello con un certo Giudakiller, giuda perché traditore di nobili ideali, killer in quanto prezzolato dalla polizia di stato. La notte prima del duello, presagendo la sua tragica fine, Galois buttò giù, in una lettera ad un amico, una serie di annotazioni per i posteri concernenti le sue scoperte. Chiedeva che la lettera fosse pubblicata sulla Revue Encyclopédique ed esprimeva la speranza che Jacobi e Gauss potessero esprimere pubblicamente la propria opinione in merito all’importanza dei teoremi. Non è facile trovare nella storia di qualunque uomo famoso od oscuro una notte più drammatica e più sublime di questa vissuta da Galois fra il 29 ed il 30 maggio 1832.

 


 

 

<< 13 ore per l’immortalità >> sono state giustamente chiamate da Infeld le ore di quella tragica notte. Nel suo testamento scientifico indirizzato all’amico Chevalier egli riassume alcuni prodigiosi risultati alle ricerche fatte nel corso della sua breve e tormentata esistenza. Di tanto in tanto, in margine ai fogli da lui scritti in tanta ansietà, si leggono le affannose parole: <<c’è qualcosa da completare in questa dimostrazione ma mi manca il tempo>> . Quanto allora scrisse sintetizzava quelle teorie che hanno affaticato poi intere generazioni di matematici, teorie che come quella dei gruppi e quella della risolubilità delle equazioni per mezzo di radicali hanno eternato il nome di Galois. Ecco una sintesi di quanto Galois scrisse all’amico Chevalier: << Mio caro amico, ho fatto nuove scoperte nel campo dell’analisi matematica. Le mie principali meditazioni da qualche tempo erano dirette all’applicazione della teoria dell’ambiguità all’analisi trascendente. Ma ormai non ho tempo, e le mie idee non sono abbastanza sviluppate su questo terreno, che è immenso. Chiedi pubblicamente a Jacobi o a Gauss di dare il loro parere non sulla verità, ma sull’importanza di questi teoremi. Dopo di che , spero che qualcuno ravvisi l’utilità di dipanare questa matassa>>. Il duello ebbe luogo la mattina del 30 maggio. La palla tirata da 25 passi gli attraverso gli intestini.

 

 

La ferita era mortale. Il giorno dopo il fratello Alfredo , unico dei familiari che fosse stato avvertito, arrivò tutto in lacrime. << Non piangere >> gli disse Evaristo <<ho bisogno di tutta la mia energia per morire a venti anni>>. Alle ore 2 del mattino seguente si chiuse, quando ancora non aveva compiuto i ventuno anni, l’esistenza drammatica di questo genio disgraziato ed incompreso. Moriva il più giovane matematico di tutti i tempi che avesse fatto scoperte così importanti. Quindici anni dopo il Liounville pubblicò le sue memorie matematiche , in un volumetto di 61 pagine, estremamente concise e profondamente originali, così da costiture un autentico gioiello della più alta letteratura matematica. Nessuno conosce il luogo dove il Galois fu sepolto, ma nessun monumento marmoreo può ricordare più degnamente un uomo autore di quelle poche ma dense pagine di alta matematica ed è quindi giusto ripetere quello che di lui disse il fratello Alfredo: <<La tombe ne l’a pris tout entier>>. Il funerale del giovane Evaristo fu seguito da centinaia di repubblicani, che avevano l’intenzione di approfittare di questa occasione per iniziare un’insurrezione contro il regime monarchico di Luigi Filippo. L’insurrezione scoppia due giorni dopo, il 4 giugno 1832: ed è quella di cui fa una cronaca romanzata Victor Hugo nei Miserabili.

 

 

La straordinaria fertilità scientifica delle idee matematiche che balenarono nella mente di Galois quando non  aveva ancora venti anni consentono di intuire quali altri risultati questo matematico poteva raggiungere senza quel colpo di pistola che barbaramente ne spense tanto prematuramente l’esistenza. E’ opportuno ricordare che il primo studioso che con apprezzate pubblicazioni riuscì a penetrare il pensiero di Galois fu l’italiano Enrico Betti, il quale nel 1852 dimostrò alcuni importanti teoremi che il giovane matematico francese aveva soltanto enunciato. <<Il problema di Galois era la classificazione delle equazioni che si possono risolvere mediante una formula, come quella che si impara a scuola per le equazioni di secondo grado. La sua soluzione fu di misurare il grado di simmetria delle radici mediante un particolare oggetto, chiamato “gruppo”: le equazioni che si possono risolvere mediante formule algebriche sono soltanto quelle il cui gruppo si può scomporre in fattori>>. Oggi Galois è considerato come uno dei padri nobili dell’algebra moderna, cioè di quella parte della matematica che studia le strutture in modo astratto, senza preoccuparsi degli elenti sui quali opera.

 

 

 

 

 

 

In Francia , verso il 1830 , apparve nel firmamento della matematica pura un nuovo astro di incomparabile splendore…….. Evariste Galois .

Felix Klein

 

Augustin Cauchy fu un grandissimo matematico che non volle aprirsi alle idee nuove . Smarrì o cestinò una celebre memoria di Galois .

 


 

 

Duello reale e simbolico tra il bene ed il male, tra la luce ed il buio.

La morte fisica di una persona non determina mai la fine delle sue idee.

 

 

 

 

Bibliografia

 

· La scienza per i giovani   1958 / 59   Pag 41   N° 3=4

· Ulisse : i numeri e gli uomini   Pag. 296

· Carl Boyer    Storia della matematica      Pag. 676

· Gino Loria   Storia delle Matematiche   pag.  900

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Evaristo Galois: sito di cultura scientifica ed  altro